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06 giugno 2003

Delitto Zannino: 30 anni alla moglie e all’amante

Si è chiuso con la con­­danna di tutti gli im­putati il processo per l’uccisione di An­tonio Zannino, l’uomo di 28 anni assassinato nel suo appartamento a Moncalieri (Torino) il 28 febbraio 2002. Il giudice Sabrina Noce ha in­flitto 30 anni di carcere alla moglie Ca­te­ri­na Napolitano, 27 an­ni, e all’amante Gio­­van­ni Savoca, 21 an­ni. 10 anni è la pena per il padre della don­na, Mi­che­le Napolita­no al qua­le è stata ri­co­no­sciuta l’attenuante del minimo coinvol­gimen­to. Il cadavere di An­tonio Zan­nino era sta­to ritrovato carbonizzato nelle campagne del Cana­vese. Tredici ore di intervento all’ospedale Mo­li­nette di Torino per il primo trapianto di fegato effettuato in Italia da donatore vivente ad una neonata di 8 mesi. Sara – la piccola – era in pericolo di vita, dalla nascita era affetta da un’atresia alle vie biliari. L’unica soluzione il trapianto, ma le settimane passavano senza che arrivasse il donatore adatto. Il professor Mauro Salizzoni ha perciò interpellato i genitori e alla fine si è deciso di prelevare un pezzo di 3 etti del fegato del padre per impiantarlo sulla figlia: “Ora sia il padre sia la bambina stanno bene e Sara potrà avere una vita normale” dice il professor Mauro Saliz­zo­ni, primario di chirurgia. Il padre, Vin­cenzo Papalia, è raggiante: “Ho deciso di donare la mia vita per salvare mia figlia”. C’è stata una gara fra mam­ma e papà, (che hanno anche un altro figlio di 2 anni): il fegato di entrambi era compatibile per la donazione e tutti e due volevano donarlo, poi l’equipe sanitaria ha optato per quello del padre perché più grosso.



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