Cuneese morto senza posto in rianimazione funerali e polemiche
C’era tutta la comunità di Verzuolo, paese in provincia di Cuneo, oggi pomeriggio ai funerali di Silvano Ferro. Certo, morire per infarto a 49 anni è un fatto che colpisce e sconvolge sempre, figuriamoci la gente di un piccolo comune dove tutti si conoscono. Ma è soprattutto l’odissea che ha dovuto patire l’uomo cuneese prima di morire ad aver toccato in maniera particolare l’opinione pubblica italiana. Silvano Ferro è stato colto da un primo attacco di cuore giovedì sera mentre in bicicletta tornava a casa dopo una giornata di lavoro. Mentre gli venivano prestati i primi soccorsi dai sanitari dell’ambulanza – arrivata sei minuti dopo la chiamata – un operatore del 118 cercava un posto disponibile nella sala di rianimazione di un ospedale. Niente nella vicina Saluzzo, né a Savigliano e nemmeno a Cuneo, un posto libero c’era a Domodossola, distante 300 chilometri. Una corsa folle in ambulanza per attraversare tutto il Piemonte, impossibile infatti il trasferimento in elicottero, perché ormai si era fatto buio. A Domodossola l’uomo è arrivato attorno a mezzanotte e alle 2 è morto per un altro attacco di cuore. Sarebbe deceduto ugualmente se si fosse trovato un posto in una rianimazione più vicina? Difficile dirlo, forse lo stabiliranno le inchieste della Regione Piemonte e della magistratura di Cuneo. Il presidente della regione Enzo Ghigo ha detto che questa è una vicenda che fa male alla sanità piemontese, ma che comunque questa regione con 201 posti letto in rianimazione è nei parametri richiesti dal piano sanitario nazionale. E l’assessore alla sanità D’Ambrosio ha presieduto oggi pomeriggio un vertice con i responsabili del servizio rianimazione ed ha assicurato una rigorosa inchiesta sull’accaduto. Pietro Marcenaro e Antonio Saitta hanno presentato interrogazioni in Consiglio regionale.