Sars: ristoranti cinesi in crisi, spariti l’80% dei clienti
Nelle ultime due settimane i circa 200 ristoranti cinesi di Torino e provincia hanno perso l’80% dei clienti, con un danno stimato in oltre un milione e mezzo di euro. È questa una delle conseguenze economiche dell’allarme Sars, che in Piemonte è stato affrontato mettendo a punto un piano di prevenzione sanitaria che contempla il coinvolgimento della comunità cinese locale, diverse migliaia di persone. Dopo avere predisposto la realizzazione di opuscoli informativi destinati ai cinesi del Piemonte, l’assessore regionale alla Sanità Antonio d’Ambrosio oggi ha pranzato all’Hong Kong, il primo ristorante cinese ad avere aperto i battenti a Torino, nel 1970. Nelle sale semideserte il titolare Paolo Hu, presidente onorario dell’Associazione immigrati cinesi uniti in Piemonte, ha accolto una piccola delegazione regionale e alcuni giornalisti. In Piemonte, ha sottolineato D’Ambrosio, non esistono al momento casi sospetti di Sars. All’Amedeo di Savoia, l’ospedale torinese specializzato nelle malattie infettive, sono disponibili 70 posti letto dedicati. Altri 40 circa sono in allestimento al San Luigi, specializzato nelle malattie respiratorie, dove esiste un reparto per l’isolamento. Altri ancora si stanno rendendo disponibili nei principali ospedali della Regione, a partire da quelli dotati di reparto per le malattie infettive (Vercelli, Biella, Novara, Alessandria, Cuneo).