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01 settembre 2004

Delitto Cogne: pubblicate motivazioni sentenza

Non c’è una sola ragione per cui Anna Maria Franzoni è stata condannata a 30 anni di reclusione il 19 luglio scorso, ce ne sono ben 10. In 90 pagine il giudice di Aosta Eugenio Gramola spiega i passi che gli hanno consentito di raggiungere la ragionevole certezza della penale responsabilità dell’imputata. Si tratta di un coerente insieme di indizi che portano alla convinzione che la mamma di Samuele ha avuto il tempo occorrente ad uccidere, a togliersi gli indumenti sporchi di sangue, a lavarsi, a riprendere freddezza e razionalità per non destare sospetti. Ma non solo. Anna Maria Franzoni nel corso dell’inchiesta – si legge sempre nelle motivazioni della sentenza – ha mentito varie e varie volte, ha mostrato freddezza e alcun pentimento ed ha ripetutamente accusato la vicina di casa, Daniela Ferrod, una delle prime accorse quel tragico mattino alle sue richieste di aiuto. Ma quali sono queste 10 ragioni: anzitutto l’isolamento della casa di Cogne, se persone estranee si fossero aggirate nei paraggi sarebbero state notate; poi c’è l’assenza di alibi della mamma di Samuele e le sue poco credibili spiegazioni per la mancata chiusura a chiave della casa. Inoltre la donna indossava pantaloni del pigiama e zoccoli: lo ha dimostrato la perizia del professor Schmittel, per nulla incrinata dalle insinuazioni fatte dal difensore di Anna Maria Franzoni, avvocato Carlo Taormina e dai suoi periti. Le false dichiarazioni della mamma che ha sempre detto di non aver calzato gli zoccoli, smentita dai primi testimoni. Il giudice Gramola mette inoltre in evidenza la freddezza della donna che non solo non ha seguito il figlio, ancora vivo, sull’elisoccorso ma parlando col marito ha chiesto ‘’facciamo un altro figlio?’’. C’è infine la totale assenza di motivi di rancore o di inimicizia da parte di chiunque che avrebbe portato altri a commettere l’orrendo delitto. Insomma, per il giudice di Aosta non ci sono prove, ma tanti indizi che dissolvono qualsiasi dubbio. Ora la difesa ha 90 giorni di tempo per presentare ricorso. Taormina parla di motivazioni che confermano prevenzione e scarsa competenza del giudice che ha emesso una sentenza definita “allucinante”.



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