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11 marzo 2003

Operazione anti-pedofilia: giovane biellese si suicida

Una bruttissima storia con un esito tragico e inatteso per una vasta operazione contro la pedofilia: più di 1.000 le persone coinvolte, 400 le perquisizioni in 54 province italiane, e de­cine di indagati. Foto e video pornografici di bambini venduti su internet. Ma questa mat­tina presto, prima delle 6.30 a Candelo, pic­colo centro a 5 chilometri da Biella, uno de­gli indagati, un ragazzo di 25 anni si è ucciso, get­tandosi dalla finestra della sua camera. Marco si è ucciso dopo aver risposto al citofono a 4 carabinieri che volevano salire nella casa do­ve viveva coi genitori. Dovevano verificare il materiale contenuto nella memoria del suo com­puter. Pochi istanti, il tempo di raggiungere le scale: i Carabinieri erano appena entrati nel portone quando hanno sentito il tonfo. Il ragazzo era a terra esanime; al quinto piano solo una finestra aperta, e il grido disperato della madre. Marco si è gettato dalla finestra della camera dove rimaneva chiuso per ore, a navigare con il suo computer, tra i siti internet. Lui, noto tra i ragazzi di qui come esperto hacker, capace di non lasciare traccia, il ragazzo timido che col computer diventava un leone. Ma alla vista dei carabinieri Marco ha avuto paura: forse ha temuto lo scandalo, forse la vergogna, forse pensava di finire in prigione, magari anche perché in passato era stato coinvolto in un piccolo giro locale di programmi duplicati illegalmente. Nessuno in famiglia sa trovare una spiegazione, tutti parlano di lui come di un ragazzo per bene. “Era timido, introverso. Gli volevano bene in tanti, anche al grissinificio, dove aveva lavorato fino ad agosto, dopo un cambio nella proprietà della fabbrica” dice chi lo conosceva, a Candelo. Da un punto di vista penale il ragazzo rischiava poco: la pena massima per diffusione di materiale pornografico è infatti di 5 anni. Questa mattina i carabinieri dovevano solo sequestrare il suo computer, su ordine dei magistrati di Asti. L’inchiesta infatti è partita da questa città ed ha permesso di smascherare un’organizzazione di pedofili su internet: una rete attraverso la quale venivano vendute e diffuse foto e filmati provenienti dall’estero di bambini tra i 2 e i 10 anni. Immagini fatte circolare in Italia attraverso un apparentemente innocuo programma di condivisione di file: uno strumento utilizzato normalmente dai giovani per scambiarsi musica e video gratuitamente.



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