Museo Egizio: nessuna maledizione, solo aria viziata
Aria viziata sotto accusa nei locali che ospitano il Museo Egizio di Torino, e in assenza di un impianto di ventilazione meccanica sarebbe bene almeno aprire le finestre. È quanto ha affermato uno dei consulenti della Procura, chiamato a pronunciarsi nell’ambito di un’inchiesta sulla sicurezza della struttura, dopo i malori di alcuni giovani visitatori che avevano fatto gridare alla “maledizione del Faraone”. L’inchiesta è stata avviata un anno e mezzo fa dal procuratore Raffaele Guariniello, quando, per alcune settimane, si ebbero casi di visitatori (in prevalenza bambini e ragazzi) colpiti da nausea e vomito. Si accertarono carenze nei sistemi antincendio, tanto che la direttrice, Anna Maria Donadoni, è indagata per omissione volontaria di cautele (tra l’altro, il museo per mettersi in regola ricevette, nel 1998, un miliardo di lire dal Ministero per i Beni culturali, ma non utilizzò il denaro). “Gli inconvenienti generati dalla scarsa ariosità dei locali si possono risolvere – ha detto il consulente – con una serie di accorgimenti. A parte l’apertura delle finestre, occorre montare dei rimescolatori e degli agitatori d’aria”. Sarebbe bene, inoltre, pensare a un limite massimo delle persone presenti nello stesso momento: nella sala Schiaparelli, ad esempio, che si trova al piano interrato, non si dovrebbe superare la soglia delle 50 unità.