L’addio di Torino a Giovanni Agnelli
La sua Torino lo attende davanti al Duomo di primo mattino. La cerimonia, officiata dal cardinale Severino Poletto, inizia qualche minuto dopo le 10.30, ma le massime autorità dello Stato, della politica, dell’imprenditoria, della cultura e gli amici iniziano ad arrivare già dalle nove. Funerali solenni per Giovanni Agnelli: la famiglia avrebbe preferito una addio privato, ma un uomo come lui non può andarsene in punta di piedi. Arrivano l’ex ministro degli esteri Ruggiero, Carlo e Silvia De Benedetti, Cesare Romiti, Marco Tronchetti Provera con Afef, il presidente della camera Pierferdinando Casini, quello del senato Marcello Pera, il senatore a vita Giulio Andreotti, il premier Silvio Berlusconi. Un applauso per Ciampi accompagnato dalla moglie Franca. Le sorelle Suni, Cristiana, Clara, Maria Sole, i tanti nipoti arrivati da mezzo mondo, infine lui, l’Avvocato, la moglie Marella con Margherita e i suoi otto figli. Nel Duomo un silenzio raccolto e commosso: solo musiche di Bach e Mozart scelte personalmente dalla vedova. Nella sua omelia, l’arcivescovo di Torino, che gli è stato vicino per offrirgli aiuto spirituale, racconta il lato più intimo e riservato dell’Avvocato, di come si è preparato per tempo alla consegna nelle mani di Dio. Nei pensieri di Agnelli, certo, c’era anche e soprattutto la Fiat: “Sta attraversando un momento delicatissimo, ma lui – dice Poletto – era certo che le difficoltà si sarebbero superate anche questa volta”. Tra i banchi una rappresentanza dei suoi dipendenti. Qua e là i volti noti degli sport sua grande passione: ci sono Michel Platini, Giampiero Boniperti, Giovanni Trapattoni, il campione delle nevi Jean Claude Killy. Tra gli amici di più vecchia data, l’armatore greco Philip Niarchos, resta vuoto il posto di Henry Kissinger: non sta bene, non ce l’ha fatta ad attraversare l’oceano. Marella ha un’aria fragile, quasi trasparente, eppure è così forte: neppure una lacrima. Anche per Margherita la sofferenza non deve trapelare. Più emozionati i giovani, i nipoti che con il nonno avevano un rapporto speciale. La commozione si fa concreta quando un alpino della Brigata Julia suona il silenzio militare. Poi l’Avvocato lascia il Duomo. Fuori c’è la sua Torino che lo applaude.