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26 gennaio 2003

L’addio di Torino a Giovanni Agnelli

La sua Torino lo at­tende davanti al Duo­mo di primo mattino. La cerimonia, officiata dal cardinale Se­ve­rino Poletto, inizia qual­che minuto dopo le 10.30, ma le massime autorità dello Sta­to, della politica, dell’imprenditoria, della cultura e gli amici iniziano ad arrivare già dalle nove. Funerali so­lenni per Giovanni Agnelli: la famiglia avrebbe preferito una addio privato, ma un uomo come lui non può andarsene in pun­ta di piedi. Arrivano l’ex ministro degli este­ri Ruggiero, Carlo e Silvia De Benedetti, Cesare Romiti, Marco Tronchetti Provera con Afef, il presidente della camera Pier­fer­dinando Casini, quel­lo del senato Mar­cello Pera, il senatore a vita Giulio An­dreot­ti, il premier Silvio Ber­lusconi. Un applauso per Ciampi accompagnato dalla moglie Franca. Le sorelle Suni, Cristiana, Clara, Maria Sole, i tanti nipoti arrivati da mezzo mondo, infine lui, l’Avvocato, la moglie Marella con Margherita e i suoi otto figli. Nel Duomo un silenzio raccolto e commosso: solo musiche di Bach e Mozart scelte personalmente dalla vedova. Nella sua omelia, l’arcivescovo di Torino, che gli è stato vicino per offrirgli aiuto spirituale, racconta il lato più intimo e riservato dell’Av­vocato, di come si è preparato per tempo alla consegna nelle mani di Dio. Nei pensieri di Agnelli, certo, c’era anche e soprattutto la Fiat: “Sta attraversando un momento delicatissimo, ma lui – dice Poletto – era certo che le difficoltà si sarebbero superate anche questa volta”. Tra i banchi una rappresentanza dei suoi dipendenti. Qua e là i volti noti degli sport sua grande passione: ci sono Michel Platini, Giampiero Bo­ni­perti, Giovanni Trapattoni, il campione delle nevi Jean Claude Killy. Tra gli amici di più vecchia data, l’armatore greco Philip Niarchos, resta vuoto il posto di Henry Kissinger: non sta bene, non ce l’ha fatta ad attraversare l’oceano. Marella ha un’aria fragile, quasi trasparente, eppure è così forte: neppure una lacrima. Anche per Margherita la sofferenza non deve trapelare. Più emozionati i giovani, i nipoti che con il nonno avevano un rapporto speciale. La commozione si fa concreta quando un alpino della Bri­gata Julia suona il silenzio militare. Poi l’Avvocato lascia il Duomo. Fuori c’è la sua Torino che lo applaude.



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