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25 gennaio 2003

Più di 100mila persone alla camera ardente di Agnelli

Una bara in legno chiaro ricoperta di rose bianche. A fianco la moglie Marella, la figlia Margherita, il nipote John Elkann, il fratello Umberto e via via tutti i componenti della grande famiglia a stringere le mani a tutti, volti conosciuti e anonimi, giovani, bimbi, anziani. Un corteo interminabile dalle 10 di stamattina. Alla fine, si calcola, saranno migliaia ad aver dato l’estremo saluto all’avvocato Agnelli. Quasi nessun fiore, per espresso volere della famiglia che invita tutti a fare offerte per la ricerca sul cancro o ad altre associazioni benefiche. Silenzio, commozione e voglia di dire un grazie a chi ha fatto tanto per Torino e per l’Italia. Arrivano Schumacher, Todt e Montezemolo della Ferrari, arriva tutta la Juventus, i suoi due immensi amori sportivi; arriva il mondo dell’industria guidato dal presidente D’Amato; arrivano i politici, i sindacalisti, ma soprattutto arriva tanta gente comune, operai, ex dipendenti Fiat, pensionati tutti sorpresi, quasi attoniti dal poter stringere la mano a donna Marella, al dottor Umberto, a Suni, a Clara, a Maria Sole. Quasi una sfilata davanti ad una famiglia “reale”, ed è un po’ così perché con Giovanni Agnel­li se ne va un monarca. Domani i funerali in Duomo a Torino, in forma solenne, poi la tumulazione in forma strettamente privata a Villar Perosa. Oggi il dolore è pubblico, è quello di una città in lutto. Migliaia di persone in coda da ore che corrono di transenna in transenna, sulla rampa elicoidale del Lingotto prima di arrivare alla camera ardente. Alla fine avranno atteso più di 4 ore, per dare l’estremo saluto a Gianni Agnelli. Una marea di gente, una folla enorme: difficile dare delle cifre, ma si calcola che saranno più di 150mila quelli che sfileranno di fronte alla bara. Ognuno passa davanti al feretro e lancia uno sguardo o si fa il segno della croce o si lascia assalire da un pensiero oppure da un ricordo, magari personale. E può essere un ricordo legato alla città, o alla Fiat, ma può anche essere legato alla Juve o alla Ferrari. Una firma sul registro e poi una stretta di mano ai familiari. Mai forse così vicini, così immobili. Tutti sentono e sanno in qualche modo di dover qualcosa all’Avvocato, chi la fama e la notorietà, chi un posto di lavoro, chi l’orgoglio di essere torinese, chi la gioia fugace di un goal allo stadio o di una Ferrari rossa che passa per prima il traguardo.



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