In comunità Ambra, l’assassina della suora di Chiavenna
Decorrenza dei termini di custodia cautelare. Formula giuridica per dire che le porte del carcere si sono aperte anche per chi – solo due anni e mezzo fa – ha ucciso con diciannove coltellate una religiosa. È il delitto di cui fu vittima suor Laura Mainetti, assassinata nel giugno del 2000 a Chiavenna, in provincia di Sondrio. Ambra, una delle tre ragazze minorenni condannate per quell’orrendo omicidio non è più nella cella del Ferrante Aporti di Torino dove era detenuta per scontare la pena a dodici anni, ma si trova in una comunità in Lombardia. La Cassazione a Roma non ha ancora esaminato il ricorso presentato dai suoi legali, intanto sono scaduti i tempi di carcerazione per la ragazza – che ora ha 19 anni – e così quella cella occupata per mesi da oggi è vuota. Una vicenda contraddittoria quella di Ambra. Secondo l’accusa fu lei a ideare e realizzare l’orrendo omicidio sostenendo che il delitto era una specie di sacrificio a Satana: attirò la suora con una trappola in un vicolo e insieme con le amiche la colpì più volte. In primo grado fu prosciolta perché ritenuta totalmente incapace di intendere e volere. Questa prima sentenza fu seguita da durissime polemiche. Al processo d’appello, poi nell’aprile scorso, le fu inflitta la pena più alta, dodici anni e 4 mesi, contro gli 8 anni comminati alle due amiche. I suoi legali furono i soli a ricorrere al terzo grado di giudizio contro questa sentenza e ora è arrivata la scarcerazione perché la Cassazione non ha ancora riposto alla loro richiesta di revisione.