Minghella: pena mite per evasione, ma carcere più duro
È costata dieci mesi di carcere a Maurizio Minghella la sua clamorosa evasione dello scorso 2 gennaio. Una pena mite, come previsto dal codice, ma che ha comunque comportato l’inasprimento delle misure detentive: carcere di massima sicurezza (è già stato trasferito a Cuneo) e, in futuro, senz’altro maggiore difficoltà ad ottenere sconti e benefici. Il serial killer è stato processato questa mattina per direttissima (non si è presentato in aula) da un giudice di Biella, Paolo Brovarone, ed è stato condannato ad una pena che per un ergastolano come lui è, infatti, simbolica, ma solo fino a un certo punto: in un lontano futuro, infatti, questo precedente potrebbe compromettere l’eventuale concessione di sconti e di benefici. Il pm, Nicola Serianni, aveva chiesto maggiore severità, invocando un anno e quattro mesi. “Dopo la cattura, Minghella aveva manifestato l’intenzione di fare del male a chi indagava sul suo conto, con parole che tratteggiano in modo significativo la sua personalità”. L’avvocato difensore, Nicoletta Solivo, è stata di avviso diverso: nessuna fuga premeditata, nessun complice, nessuna idea di dove andare a nascondersi, nessun proposito omicida. “È scappato semplicemente perché si è trovato nel bagno dell’ospedale di Biella da solo, con una finestra aperta”.