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03 gennaio 2003

Maurizio Minghella di nuovo in carcere

È tornato nel carcere di Biella Maurizio Min­ghella. Non è ancora stato interrogato, ma agli uomini che l’hanno catturato ha detto che era sua intenzione farla pagare a qualcuno, di essere vittima di un complotto, di essere innocente e che intende vendicarsi di quegli inquirenti che l’hanno incastrato con il processo a To­rino dove è accusato dell’omicidio di 4 don­ne. La cattura rapida di Minghella ha solo in parte attenuato le polemiche suscitate dal­la sua evasione clamorosa. Perché un serial killer già condannato all’ergastolo e ora accusato di altri efferati omicidi non era sottoposto al regime di stretta sorveglianza? Perché le guardie carcerarie che lo scortavano l’hanno lasciato andare in bagno da solo, senza verificare che potesse fuggire dalla finestra? Interrogativi ai quali dovrà dare risposte l’inchiesta promossa dall’amministrazione penitenziaria. E la fuga di Minghella ha fatto cadere le prime teste. Rimossi dall’incarico il comandante di reparto degli agenti di polizia penitenziaria del carcere di Biella, il responsabile del nucleo piantonamenti, il medico incaricato del carcere. I due agenti che lo scortavano ma che lo hanno lasciato andare nel gabinetto dell’ospedale senza manette, senza controlli e consentendogli così la fuga saranno, invece, sottoposti a procedimento disciplinare. Ine­vi­tabili le polemiche anche derivanti dal fatto che c’è carenza di personale al carcere di Biella, ma è evidente che la fuga-beffa del pericoloso serial-killer ha dell’incredibile. Giancarlo Italiano e Gio­vanni Quilico so­no i due carabinieri ad aver posto la parola fine alla fuga del serial-killer. Alle por­te della città, in regione Trossi, si era stretta la morsa di Polizia e Carabinieri e appena Minghella è uscito dal bosco gli sono piombati addosso. Dal­le prime indagini sembra che quella di Minghella sia una fu­ga non proprio im­prov­visata: due mesi fa l’uo­mo era già stato nell’ospedale di Biella e per due volte in quel bagno, lì gli sarebbe balenata l’idea di fuggire, un piano che ha messo in atto ieri da solo, senza complici. Lo ha confermato lo stesso Minghella agli uomini della Squadra Mobile di Torino che lo stanno indagando per una serie di efferati delitti di prostitute. Domani ci sarà il processo per direttissi­ma sull’evasione, Min­ghel­­la ha già annunciato che non si presenterà in aula.

 



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