Amputata una mano ad un magrebino a Torino
“È un taglio netto, con una lama affilata di chi voleva proprio amputare una mano…”. È il dottor Riccardo Ferracini del reparto ortopedia delle Molinette a spiegare quel che è successo a Faud Salih, nordafricano conosciuto col soprannome di Mustafà. La notte di San Silvestro qualcuno ha tentato di amputargli la mano sinistra, un’aggressione con la volontà precisa di punire l’uomo e di rendergli inutilizzabile l’arto. L’aggressione è avvenuta sotto i portici di via Nizza, alle porte del quartiere San Salvario: a ritrovare Mustafà sanguinante sono stati gli uomini di una pattuglia dei Carabinieri. Portato alle Molinette è stato sottoposto ad un delicatissimo intervento chirurgico per riattaccargli la mano che forse potrà essere riutilizzata anche se ci vorranno altre operazioni di microchirurgia. Mustafà ha numerosi precedenti penali per traffico di droga, non parla e interrogato più volte dai Carabinieri del Nucleo Operativo non ha voluto spiegare le modalità del suo ferimento. Ed è anche per questo che gli inquirenti non escludono l’ipotesi che sia stato punito con la cosiddetta legge del taglione. Non per un furto, perché allora gli si sarebbe tagliata la mano destra, forse per uno sgarro ai grossi trafficanti di droga, o forse ha insidiato una ragazza islamica. La notte di San Silvestro qualcuno lo ha aggredito, lo ha immobilizzato e con un grosso coltello, probabilmente una mannaia gli ha tagliato la mano. Ancora il dottor Ferracini: “È stata usata una lama pesantissima e si è arrivati fino all’osso”. C’è sconcerto nella comunità islamica torinese dove però spiegano che la vendetta con l’amputazione della mano può essere decisa solo dai governi e non dalle singole persone, quindi si tratterebbe di un episodio circoscritto che non trova giustificazioni nella legge coranica.