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08 dicembre 2005

Tav: altra giornata di violenze, scontri, tensioni

Al tramonto, con il buio è sceso anche il silenzio nella valle e a Venaus, è tornata la calma, al termine di una giornata di tensione e di scontri con un bilancio finale di 17 feriti e contusi tra Polizia e Carabinieri. Fiaccolate, manifestazioni e cortei sono sospesi, una pausa in vista dell’incontro di sabato mattina a Palazzo Chigi per affrontare l’emergenza della Val di Susa in rivolta contro la Tav. Una sospensione delle azioni di lotta, utile anche per allentare la tensione cresciuta negli ultimi giorni dopo lo sgombero, lunedì notte, del presidio nel cantiere di Venaus. Oggi l’obiettivo era riconquistare quei terreni. E i valsusini ci sono riusciti, anche se la manifestazione è degenerata in scontri, lanci di sassi e bottiglie contro le forze dell’ordine, che hanno risposto coi lacrimogeni. Ad agire, secondo il Ministero dell’Interno, sarebbero stati un migliaio di antagonisti e anarchici, aderenti alla sinistra estrema, giovani arrivati nella valle piemontese anche da altre città italiane con il proposito di creare incidenti. Tutto è cominciato al mattino con un lungo corteo – oltre 80 mila partecipanti secondo gli organizzatori – guidato da sindaci e amministratori. Alle porte di Venaus hanno trovato gli agenti in tenuta antisommossa schierati per chiudere la principale via di accesso al paese. Ed è qui che sono scoppiati i primi scontri con il tentativo di un gruppo di manifestanti di forzare il blocco. Alcuni sindaci con un cordone cuscinetto sono riusciti ad evitare il contatto con il resto del corteo che ha continuato a sfilare. Poi uno stratagemma ha consentito ai valligiani di raggiungere l’obiettivo, riconquistare Venaus: i blocchi sono stati aggirati, i manifestanti sono arrivati al cantiere attraverso sentieri scoscesi, tra neve e fango. A migliaia sono scesi dalla montagna. La pressione è aumentata, qualcuno ha finito per abbattere le recinzioni del cantiere. Alcune centinaia di giovani con il volto coperto hanno preso a bersagliare con sassi e bottiglie gli agenti, che hanno reagito coi lacrimogeni, e poi hanno devastato macchinari automezzi e attrezzature. L’attesa ora è per sabato e a Venaus al momento solo un presidio simbolico all’esterno del cantiere.



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