Primo maggio tra Fiat e guerra
No alla guerra in Iraq e sostegno alla lotta dei lavoratori dello stabilimento Fiat di Melfi: sono questi i temi che hanno caratterizzato la festa del 1° Maggio a Torino. 35mila le persone, secondo i sindacati, che hanno attraversato le vie del capoluogo piemontese nel tradizionale corteo partito da piazza Vittorio Veneto e conclusosi con il comizio finale in piazza San Carlo. Oltre ai sindacati e esponenti politici (Fassino, Bertinotti, Cossutta) ed istituzionali, hanno aderito alla manifestazione di quest’anno anche numerose associazioni, tra cui l’Ascom, la Confesercenti, la Legacoop e le Acli. “La pace prima di tutto’’, ha dichiarato dal palco di piazza San Carlo il segretario torinese della Cgil, Vanna Lorenzoni, a conclusione del corteo. “Siamo molto preoccupati – ha aggiunto – della situazione internazionale che si è creata e, soprattutto, di non vedere ancora all’orizzonte iniziative in grado di ristabilire un equilibrio’’. “L’altra preoccupazione – ha proseguito la Lorenzoni – riguarda la situazione economica di Torino”. Non solo per le difficoltà del comparto industriale, ma anche per quella di altri settori. La festa si è svolta senza problemi tra le bandiere di partiti e sindacati e quelle arcobaleno della pace. Solo qualche attimo di tensione si è avuto quando Tiziana Salti, consigliere comunale di Forza Italia, è stata respinta e aggredita da un gruppo di autonomi mentre tentava di entrare nel corteo impugnando la bandiera del suo partito. Un atto duramente contestato da tutti coloro che sono saliti sul palco di piazza San Carlo perché il 1° Maggio è “festa di tutti”.