Marito e moglie in tribunale per vincita Superenalotto
Fin troppo facile, adesso, dire che i soldi non fanno la felicità. Ma la storia di Pompeo e Agata è, in tal senso, davvero esemplare. Lui, operaio metalmeccanico a Torino, lei collaboratrice domestica. Una vita non facile, con una separazione alle spalle per entrambi. Il sogno di Pompeo è tutto legato a quella schedina del Superenalotto che gioca tutte le settimane fino al dicembre del ’99, quando escono proprio i suoi numeri fortunati: 6, 27, 50, 57, 77, 80. Pompeo realizza un 5+1 da 11 miliardi di lire. La giocata fu fatta nella ricevitoria di via Tripoli, quartiere Santa Rita. L’unico cambiamento nella sua vita, il matrimonio con Agata, per il resto prosegue il solito tran tran: va a lavorare in fabbrica tutti i giorni fino alla pensione. La vera svolta arriva infatti con l’ultimo giorno di lavoro. Pompeo e Agata cambiano casa, lasciano l’alloggio popolare dove sono sempre vissuti per acquistare in corso Brunelleschi un doppio appartamento, restaurato in modo principesco, e poi Porsche e due fuoristrada, gioielli e feste. Ma cominciano le difficoltà, le incomprensioni, i litigi sempre più feroci fino alla separazione. Ed è qui che salta fuori l’inghippo. Agata non ha dubbi: quei numeri fortunati, quella sestina miliardaria dice d’avergliela suggerita lei. I numeri infatti sono la sua data di nascita e quella dei suoi figli, quindi la metà della vincita spetta a lei. Manco per idea, risponde Pompeo: la vincita è mia, quando l’ho realizzata non eravamo nemmeno sposati. Dalle liti alle carte bollate il passo diventa obbligato. Adesso sono in corso cause legali con stuoli di avvocati per parte, denunce e ricorsi. Insomma molti soldi ma una vita quasi impossibile.