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02 dicembre 2005

Lo credevano morto per infarto, invece era omicidio

L’assassino ha tre giorni di vantaggio. Non sono pochi, visto che si dice sempre che i delitti o si risolvono in quarantotto ore o non si risolvono più. Ma per tre giorni nessuno aveva capito che Roberto Bianco, architetto di 39 anni, trovato morto lunedì sera nel cortile della sua casa sulle colline di Torino, era stato ucciso con sei proiettili calibro 22. Non se ne erano accorti i medici del 118, chiamati dalla convivente dell’uomo, che lo ha trovato riverso sotto il motorino. Hanno tentato di rianimarlo, e infine ne hanno dichiarato la morte per collasso cardiocircolatorio. Solo giovedì mattina, all’obitorio, sulla schiena e sulle braccia dell’architetto sono stati notati i fori dei proiettili. Un omicidio, dunque. Milena, la donna che conviveva con Roberto Bianco, è stata interrogata a lungo. Chi ha sparato a Bianco era dentro la villetta o forse fuori dal cancello? E soprattutto: perché? Una storia di passione o di denaro, dicono i Carabinieri di Torino. Ma le indagini appaiono difficili: si scava nella vita dell’architetto, nel suo lavoro, tra le sue telefonate alla ricerca di qualsiasi appiglio che possa aprire uno spiraglio. Ma al momento c’è solo il mistero e il vantaggio guadagnato dall’assassino.



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