L’omicida della ragazza biellese in preda a crisi sataniche?
Nella sua casa, a Carema, in provincia di Torino, sono stati trovati un libro sulle sette sataniche e una videocassetta di analogo argomento. Nell’auto, un biglietto con la scritta “satan”: indizi di una mente malata, ma forse qualcosa di più. Indizi che portano a sospettare un possibile legame di Emiliano Santangelo, l’uomo di 32 anni arrestato per aver ucciso a coltellate la 25enne Deborah Rizzato, col mondo dell’occulto. Deborah l’aveva violentata 10 anni fa. Le sue accuse lo portarono in carcere. Ma lui, da quando è uscito di prigione, nel 2003, non ha pensato ad altro che a vendicarsi: lettere, telefonate minatorie, messaggi sul telefonino in cui scriveva che l’avrebbe uccisa, biglietti con simboli satanici. L’ultima denuncia di Deborah in Questura a Biella è del 22 ottobre: “Mi perseguita, mi minaccia, non ne posso più”. E ancora, appena 3 giorni prima di morire la ragazza si era nuovamente rivolta alla Polizia per chiedere aiuto. Tutto inutile: Deborah è stata uccisa martedì nel parcheggio dell’azienda tessile nel Biellese dove lavorava. E ora il ministro della giustizia Castelli dice: “Lo Stato deve chiedere scusa alla famiglia perché non è stato in grado di proteggere questa ragazza”. Parole amare per una famiglia che fra poche ore celebrerà un funerale. Emiliano Santangelo, dopo le sue prime farneticanti dichiarazioni seguite all’arresto – “sono il diavolo, è il demonio che mi consiglia di non parlare” – si è chiuso nel silenzio. Gli investigatori smentiscono l’esistenza di una pista satanica, che cioè l’uomo abbia trovato appoggi e complicità tra i militanti di una setta, durante la sua fuga. Ma sono convinti di trovarsi di fronte a una persona con evidenti disturbi di personalità, pericolosa e imprevedibile. Nessun lavoro, una pensione da invalido civile per problemi di tipo psicologico, un passato costellato di denunce a sfondo sessuale. Una persona a causa della quale ora si piange la morte di una ragazza di 25 anni.