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05 novembre 2005

Tav: volantini e pacchi bomba inneggianti al terrorismo

Un pacco bomba, ma anche treni bloccati e volantini di stampo terroristico. Un’altra giornata ad altissima tensione in Val di Susa. Sul no di un’intera valle contro il progetto dell’Alta Velocità Torino-Lione si innestano frange estreme di protesta e provocazioni di matrice ignota. Si è cominciato con un volantino firmato “Valsusa rossa”, una sigla nuova che si rifà ai simboli e al linguaggio delle Nuove Brigate Rosse, inneggiando alla trasformazione della protesta piemontese in un attacco alla borghesia europea. Poche ore dopo, il ritrovamento di un pacco bomba sulla statale che da Susa porta al Moncenisio e quindi al valico con la Francia. Una telefonata anonima alla caserma dei Carabinieri di Susa ha avvertito dell’ordigno. Una borsa della spesa con dentro una videocassetta con 200 grammi di esplosivo da cava. Un gesto dimostrativo dicono gli inquirenti: infatti l’ordigno non poteva esplodere, mancava l’innesco. Nel frattempo, più su in Valle, un centinaio di dimostranti bloccavano la stazione di Oulx e interrompevano il viaggio di due convogli, uno diretto in Francia, l’altro che da Parigi scendeva a Torino. I passeggeri sono stati trasbordati con autobus e la linea internazionale è rimasta bloccata per parecchie ore. I comitati No Tav non ci stanno. Dicono che la loro è una protesta non violenta e parlano di provocazione. “Ce lo aspettavamo – dice Alberto Perino dei comitati No Tav – è chiaro che qualcuno vuol farci passare per terroristi, ma tutti sanno che questa è solo la protesta della gente che vuole una valle pulita”. Reazioni anche da parte delle istituzioni e di tutte le forze politiche che invitano a isolare l’estremismo e alzare la guardia contro questi focolai di violenza. In serata da Susa ai siti dei carotaggi per l’Alta Velocità c’è stata una fiaccolata a cui hanno partecipato più di 15.000 persone. Tutti a condannare la violenza, sia i comitati No Tav sia le forze politiche e istituzionali, ma tutti anche consapevoli che la Valsusa da sempre è laboratorio di estremismi. Qui i nazisti hanno rastrellato e trucidato con inaudita violenza e qui la Resistenza ha scritto pagine epiche. Ma in Valsusa Prima Linea e i primi gruppi terroristici reclutavano nuove forze negli anni ’70, sui cantieri dell’autostrada ci fu la mano pesante della ’ndrangheta con Bardonecchia unico comune del nord commissariato per infiltrazioni mafiose. Fino arrivare agli anni ’90 già segnati dagli attentati contro l’Alta Velocità, con le manifestazioni degli squatter e con il suicidio di Maria Soledad Rosas e Edoardo Massari detto “Baleno” nel 1998. Insomma una stretta striscia di terra crogiuolo di tensioni mai sopite.



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