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26 ottobre 2006

Apre i battenti a Torino il Salone del Gusto

Saperi e sapori. Sarebbe sbagliato pensare al Salone del Gusto che si è aperto stamattina al Lingotto di Torino solo come un’esposizione di cose buone da mangiare e da bere. Certo, girando fra gli oltre 700 stand su 50mila metri quadrati c’è da farsi davvero venire l’acquolina in bocca con così tante delizie per il palato, per gli occhi e per l’olfatto. Ma il cibo di qualità che arriva da tutto il mondo è anche sapere, cultura. Ed è per questo che Slow Food, l’organizzazione che da 10 anni raduna i migliori produttori di cibi e bevande dei cinque continenti, per la seconda volta ha chiamato a Torino oltre 5mila fra contadini, pastori, pescatori dagli angoli più lontani del mondo per “Terra Madre”, una difesa strenua di produzioni e coltivazioni che rischiano di andare perdute. Lo slogan è pulito, giusto e buono e l’ha lanciato il presidente internazionale di Slow Food, Carlin Petrini: “Un cibo che sia buono, che rispetti l’ambiente e con prezzo equo”. Da oggi a lunedì centinaia di migliaia di visitatori (140mila nell’ultima edizione) affolleranno stand, cantine, sale degustazioni, bancarelle, corsi specializzati per assaggiare, odorare, toccare o anche solo vedere le cose più buone del mondo. A tagliare il nastro del Salone stamattina, sarà il ministro delle Politiche Agricole, Paolo De Castro, poi sarà tutto un susseguirsi di appuntamenti: laboratori del gusto, lezioni di educazione alimentare, degustazioni. E migliaia di persone invaderanno i 45 mila metri quadrati alla ricerca di olii, vini, dolci, salumi e tanti altri cibi rari e pregiati, curiosando tra le 300 bancarelle dei presidi Slow Food, dove faranno occhiolino i prodotti di nicchia o salvati dall’estinzione, come il riso selvatico delle tribù native del Minnesota o il pepe di Sarikey (Asia), il mandarino Montenegrino prodotto in Brasile, la tsamarella (salume di capra) cipriota. Terra madre sarà invece chiuso al pubblico e all’Oval saranno al lavoro le troupes del celebre regista Ermanno Olmi per girare un film sulle Comunità del cibo.



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