Delitto Novi: lo sfogo di Omar e Erika
“Chi dovrebbe aiutarmi mi condanna. Per me questo è un periodo molto duro, ho molta voglia di parlare e confidarmi, con il dottore ci riesco benissimo ma lui è l’unico. Anche se ci sono molte persone che mi seguono mi sento abbandonato e ciò che mi pesa di più è sentirmi condannato da chi dovrebbe aiutarmi nel mio reinserimento”. Scrive così Omar, dal carcere di Asti dove è detenuto da quando ha compiuto 21 anni, ai detenuti del carcere di Saluzzo che realizzano un “tg dietro le sbarre” nel quale c’è anche una rubrica con notizie e messaggi che arrivano da altri istituti di pena. I riflettori su Omar e sulla sua ex fidanzatina Erika, che nel febbraio del 2001 massacrarono con 120 coltellate la madre e il fratellino di lei a Novi Ligure, si sono spenti nel 2003, dopo la condanna definitiva a 16 anni di reclusione per lei e 14 per lui. Omar oggi ha 22 anni, la sua famiglia ha abbandonato la cittadina piemontese e si è trasferita in Francia. Mauro, questo il suo vero nome, ha ripreso gli studi di ragioneria e insieme ad altri detenuti collabora a un giornale dell’Astigiano che pubblica uno spazio dedicato a chi vive in carcere. Con gli assistenti sociali sta preparando un progetto che potrebbe farlo uscire di prigione alcune ore alla settimana. Chi gli è vicino descrive un ragazzo che si è pentito di quanto ha commesso e sta cercando di riscattarsi, ma che ha bisogno di essere costantemente seguito, altrimenti si sente abbandonato. Proprio quella paura dell’abbandono che secondo le perizie psichiatriche tanto aveva influito nella sua partecipazione al massacro di Novi Ligure. Lo sfogo di Omar arriva ad una settimana da quello di Erika De Nardo. Una lettera e due cartoline dal carcere di Brescia. Destinataria, la donna che era stata la migliore amica di sua madre, Giusy Cassini. Ed è proprio lei, Roberta – ma il nome è di fantasia – a raccontare di questo rapporto epistolare a senso unico, in un’intervista al settimanale Grazia. Roberta – che non le ha mai risposto – riferisce, senza leggerne per intero il contenuto, i pochi concetti espressi dalla ragazza. Erika ci tiene a farle sapere di stare benone, di essere iscritta all’università e di aver superato già diversi esami. L’ultima cartolina a Natale: “Mi manchi tanto. Vi penso sempre” scrive all’amica della madre che tra le frasi ne legge una che lascia di stucco: “Bisogna sempre avere la voglia di alzarsi al mattino con un sorriso”. Lei che ha fatto quello che ha fatto, lei che non ha mai chiesto perdono, lei che non ha mai manifestato alcun rimorso. Condannata a 16 anni, Erika è in carcere da 5. Per capire, gliene restano altri 11.