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01 marzo 2006

Scandalo valvole cardiache, per periti non cause di morte

Le valvole cardiache Tri Technologies non possono essere messe in relazione ad eventuali decessi di pazienti. È quanto emerge dalla perizia depositata oggi a Torino, richiesta dal gip Simone Perelli, nell’ambito dell’inchiesta giudiziaria a carico dei cardiochirurghi Michele Di Summa e Giuseppe Poletti, accusati di omicidio colposo e corruzione. I due oggi erano presenti in aula. A conclusione della relazione si legge infatti: “il decesso di pazienti non è da porre in relazione causale o concausale con questioni cliniche e tecniche oggetto della perizia” ovvero gli eventuali difetti tecnici delle valvole. È quanto emerge da una prima lettura della perizia, un documento di oltre 200 pagine, che ora sono al vaglio degli inquirenti e dei difensori, gli avvocati Mario Garavoglia e Antonio Rossomando. La discussione sul merito è stata fissata per il 13 marzo prossimo, con eventuale prosecuzione il 23 marzo. L’incarico di analizzare le valvole, che secondo l’accusa avrebbero procurato anche dei decessi, era stato affidato dal gip a quattro esperti, il professor Riccardo Zoia, direttore dell’Istituto Medico-legale dell’Università di Milano, l’ingegnere Maria Laura Costantini, del Politecnico di Milano, il professor Francesco Siclari, capodipartimento di Cardiochirurgia a Lugano, e Gian Battista Danzi, cardiologo dell’ospedale Maggiore Policlinico di Milano. La perizia conferma però i malfunzionamenti dovuti ai difetti di costruzione.



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