Processo appalti Torino, 43 a giudizio e 111 patteggiamenti
Con 43 rinvii a giudizio, 111 patteggiamenti e due condanne con rito abbreviato si è chiusa oggi l’udienza preliminare della maxi-inchiesta su appalti pubblici truccati a Torino e in varie località della provincia. Il procedimento – il più grande mai avviato dalla procura subalpina in materia di reati contro la pubblica amministrazione – riguarda la prassi di numerose aziende di raggrupparsi in “cartelli” per condizionare le gare soprattutto nel settore edile in un periodo compreso tra la metà degli anni 90 e il 2001. Nel corso delle indagini, condotte da un pool composto dal procuratore aggiunto Bruno Tinti e dai sostituti Paolo Storari (poi trasferito), Roberto Furlan e Cesare Parodi, sono anche emersi casi di mance e regali ai geometri del Comune di Torino e ai funzionari dell’ex ente Magistrato del Po (oggi Aipo). Le accuse portate al vaglio del gip Paola Dezani erano state condensate in un dossier con 500 capi di imputazione per turbativa d’asta, più alcune decine per corruzione. Oltre agli impresari e ai pubblici ufficiali sono state chiamate in causa una trentina di aziende nella veste di “persone giuridiche”: di queste, cinque sono state prosciolte perché gli episodi contestati erano stati commessi prima dell’entrata in vigore della legge che ne sanciva la responsabilità, una è stata assolta e 23 hanno patteggiato una pena pecuniaria tra i 10 e i 20 mila euro. Due le persone condannate con rito abbreviato (a 2 anni e 4 mesi e 3 anni e 5 mesi) e 88 quelle che hanno patteggiato pene fino ai due anni con la condizionale. Tra risarcimenti e provvedimenti di confisca la pubblica amministrazione ha recuperato somme nell’ordine delle centinaia di migliaia di euro.