Processo Cogne: corte in Val d’Aosta
La Corte d’Assise d’Appello non è salita oggi a Cogne per cercare l’arma del delitto (4 anni dopo l’omicidio) ma certo qualche sguardo sulle suppellettili di casa i giudici devono averlo dato. Dopo che ieri il procuratore Vittorio Corsi aveva ripetutamente chiesto ad Anna Maria Franzoni se avessero in casa pentolini o mestolini di rame, oggi una dottoressa di Aosta che per prima visitò il cadavere di Samuele ha raccontato che l’arma usata potrebbe essere proprio quella ma usata al contrario cioè colpendolo col manico. Oggi, accompagnati dal presidente Romano Pettenati i giudici, a piccoli gruppi, hanno ispezionato la casa, la stanza dove avvenne il delitto e tutte le possibili vie di fuga dell’assassino. Non c’era l’imputata Anna Maria Franzoni, condannata in primo grado a 30 anni, un’assenza per protestare contro l’andamento del processo. “Speravo si volesse cercare la verità – ha detto la mamma di Samuele ieri al termine dell’udienza – e invece vedo che si va sempre e solo in una direzione, quella della mia condanna”. “Una visita guidata e inutile” ha commentato il difensore Carlo Taormina, riferendosi al sopralluogo odierno, inutile perché viziata dalla presenza di un giudice popolare supplente inserito – a dire del difensore – in modo illegittimo. La pensa diversamente il presidente Romano Pettenati. Al sopralluogo hanno partecipato anche due membri del pool che sta svolgendo la perizia psichiatrica su Anna Maria Franzoni, senza il consenso e la collaborazione dell’imputata. E ora la villetta è stata richiusa, riposti i sigilli e sorvegliata 24 ore su 24, verrà dissequestrata forse solo dopo la sentenza d’appello.