Pillola RU486: il Piemonte ricorre al tar
Il Piemonte non ci sta. La Regione per bocca della presidente Mercedes Bresso e dell’assessore alla sanità Mario Valpreda respingono il provvedimento del ministro della salute Francesco Storace che ha sospeso la sperimentazione della pillola RU486, quella che provoca l’interruzione della gravidanza per via farmacologica senza intervento chirurgico. Impugneranno l’ordinanza di fronte al Tar. Il braccio di ferro, quindi, continua. Da un lato il Sant’Anna che, prima struttura ospedaliera in Italia, intende portare avanti questa sperimentazione con l’appoggio della Regione Piemonte, dall’altra il Ministro che ha imposto che la somministrazione della pillola abortiva avvenga solo attraverso il ricovero ospedaliero. I test del Sant’Anna infatti prevedevano che una donna si recasse all’ospedale per la somministrazione della prima pillola, poi tornasse a casa e dopo un paio di giorni tornasse al Sant’Anna per la seconda pillola, quella che provoca l’interruzione definitiva. Storace, alla luce dei rilievi dei suoi ispettori, che hanno scoperto il caso di una donna che ha avuto un’emorragia e una parziale espulsione del feto mentre era a casa, ha detto stop e sono fioccate le polemiche. Gli amministratori piemontesi, ora attendono la pubblicazione del provvedimento sulla Gazzetta Ufficiale e poi presenteranno il ricorso. Intanto al Sant’Anna prosegue la sperimentazione per quelle donne che erano già prenotate, per tutte le altre – circa 400 in 2 anni – invece è tutto in forse. E sulla vicenda interviene anche il mondo scientifico: da un congresso in corso a Bologna, la dottoressa Elisabeth Aubeny, la prima a studiare la pillola abortiva in Europa, ha ricordato che in Francia sono ormai un milione le donne che hanno utilizzato il farmaco dal ‘92 ad oggi e che gli studi effettuati ne hanno manifestato la sicurezza. Non metterebbe a rischio la salute delle donne che ne fanno uso, insomma, e gli effetti collaterali sono gli stessi dell’aborto chirurgico.