Morte Matilda: per la difesa la perizia dei Ris scagiona mamma
Elena Romani è in carcere da due mesi con l’accusa di omicidio preterintenzionale, cioè avrebbe commesso un gesto i cui effetti sarebbero andati al di là della sua volontà. È stato il Tribunale del Riesame di Torino, il 14 luglio scorso, a negarle la libertà provvisoria ma nel contempo a trasformare l’accusa iniziale di omicidio volontario in preterintenzionale. Elena Romani è la mamma di Matilda, la piccola di 22 mesi uccisa forse con un calcio, perché aveva rimesso nel letto mentre era a casa del compagno della madre Antonio Cangialosi, anche lui indagato ma a piede libero. Il Tribunale della Libertà di Torino ha deciso il mese scorso che la madre non può tornare in libertà perché potrebbe inquinare le prove o ripetere il reato. Oggi i legali di Elena Romani, avvocati Scheda e Massironi, hanno voluto però sottolineare come da alcune anticipazioni delle perizie del Ris nominati dal gip di Vercelli stiano emergendo elementi a favore dell’imputata: “Si conclude che gli ematomi sulla schiena di Matilda non sono compatibili con la scarpa decolleté rosa di Elena Romani…” Ad accusare la donna, infatti, era stato il perito dell’accusa che sosteneva esattamente il contrario, cioè che il calcio era stato sferrato da una scarpa della madre. Ed inoltre sulla medesima scarpa non c’è alcuna traccia del dna di Matilda. Nessun commento da parte della Procura di Vercelli. I legali di Elena Romani si son dati una spiegazione del perché la donna resta in carcere: “Sta pagando la sindrome dell’altro caso famoso… Cogne? Esattamente…”.