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11 maggio 2006

Vittorie e veleni, la triade se ne va

Si scrive “Triade” si legge Moggi-Giraudo- Bettega, ovvero gli artefici dei successi sportivi della Juventus dal 1994 ad oggi: proprio quelli su cui ora si allungano ombre, sospetti e polemiche, a torto o a ragione. Ma è un fatto che sotto la loro dirigenza la Vecchia Signora ha conquistato 6 scudetti, più quello attualmente in gestazione, una Coppa Italia, 4 Supercoppe italiane, una Champions League, la Supercoppa Europea e l’Intercontinentale del 1996 e l’Intertoto del 1999. Risultati sportivi che da tempo i bianconeri non ottenevano – prima del loro arrivo lo scudetto mancava da nove anni – e che si abbinano a quelli economici e commerciali. Il mandato dei nuovi dirigenti non era solo quello di riportare il club alla vittoria, ma anche di ripianare i 50 miliardi di debiti accumulati dalla gestione precedente. Umberto Agnelli nel 1994, di nuovo demiurgo dei destini bianconeri, sceglie come amministratore delegato Antonio Giraudo, manager proveniente dalle nevi del Sestriere. Al suo fianco vengono messi il vicepresidente Roberto Bettega, la “penna bianca” del gol, garanzia di una juventinità che avrebbe dovuto resistere alla liquidazione di Gianpiero Boniperti, e una vecchia volpe del calciomercato come Luciano Moggi. L’ex dirigente di Torino, Napoli, Roma e Lazio, dapprima ricopre il ruolo di consulente di mercato, poi assume quello definitivo di direttore generale. Nello scetticismo generale si apre così un ciclo su cui in pochi avrebbero scommesso. Un piccolo miracolo di ingegneria contabile, sapienza mercatara e capacità tecniche: pochi mesi dopo l’arrivo dei tre, Marcello Lippi e Gianluca Vialli firmano il 23° scudetto e il bilancio chiude con un risultato negativo di appena 4 miliardi delle vecchie lire a fronte dei 55,2 dell’anno precedente. La stagione successiva arrivano la prima Coppa Campioni dopo la tragica notte di Bruxelles e la Supercoppa italiana e quella ancora dopo il tris scudetto, Intercontinentale e Supercoppa europea. I conti seguono lo stesso trend: dopo anni di perdite, nel 1997 il bilancio chiude con un utile di 1,8 miliardi. È la svolta che trasforma la Juventus in una “entertainment company” attenta a diritti televisivi, operazioni immobiliari (MondoJuve e stadio Delle Alpi) e azioni commerciali. I tifosi diventano clienti, i calciatori dei professionisti da sfruttare anche sotto il profilo dell’immagine (come nel caso di Del Piero). In mezzo a tutti questi successi, la macchia prima della bufera delle intercettazioni telefoniche è il processo per doping istruito dal procuratore Raffaele Guariniello. Sette anni di inchiesta: in primo grado condanna per il medico sociale Riccardo Agricola e assoluzione per Giraudo, in appello scagionati entrambi perché il fatto non sussiste. Un’altra vittoria, anche se resta il danno di immagine. Proprio quello che oggi ha messo la parola fine all’avventura della Triade.



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