Da Torino parte lo sciopero dei buoni pasto
Da domani a pranzo, o contanti o baracchino (così si chiama a Torino la pietanziera), a Milano la schiscetta, insomma il pranzo portato da casa sul posto di lavoro. Perché proprio da Torino domani partirà lo sciopero di baristi e ristoratori che smetteranno di accettare in pagamento i buoni pasto. Una protesta che nei prossimi giorni si diffonderà a scacchiera coinvolgendo anche altre città italiane. I baristi protestano perché le commissioni chieste dalle quattro società che controllano il mercato dei ticket sono diventate troppo alte, insostenibili. Per assicurarsi gli appalti vendono i buoni alle aziende con sconti che raggiungono il 20%, in pratica un ticket da cinque euro viene pagato quattro: ma il costo finale, gravato dalle spese di gestione, finisce tutto sulle spalle dei ristoratori. Non tutti però sono d’accordo sulla protesta: favorevole la Confcommercio, contraria la Confesercenti mentre affilano le armi i consumatori: “Gli esercenti convenzionati sono obbligati ad accettare i ticket, se non lo faranno partiranno le cause davanti ai giudici di pace: chiederemo un rimborso di 500 euro per ogni ticket rifiutato”, minaccia il Codacons. Ma i ristoratori torinesi puntano sul coinvolgimento della clientela che di questo passo rischia di vedere aumentare sensibilmente i prezzi. E per farsi perdonare, il caffè, domani, lo offriranno loro.