Contessa morta a Torino: rapina sfociata in tragedia
Una rapina sfociata in tragedia: questa è la soluzione del giallo della morte di Italia Viglino Cibrario, la contessa trovata senza vita nel garage della sua abitazione di Torino la sera del 16 dicembre scorso. La donna aveva 66 anni. Gli inquirenti ritengono che ad agire siano stati due giovanissimi romeni. Il decesso fu attribuito in un primo momento ad un malore; fu il medico legale Lorenzo Varetto a scoprire le tracce di un’aggressione: segni sul collo e le conseguenze di un forte colpo al torace. Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile, sono arrivate ad una svolta con il fermo di un terzo romeno, Cosmin Buhnila, 20 anni, accusato di ricettazione. Gli inquirenti stanno vagliando il suo racconto, ma sono già sulle tracce dei presunti rapinatori, di cui conoscono nome e cognome: uno dei due sarebbe già stato bloccato in Romania grazie alla collaborazione dell’Interpol. La contessa abitava in corso Montevecchio, nel quartiere della Crocetta, in una delle zone più esclusive della città: non si tratta di una zona molto frequentata, e qualche settimana prima una residente aveva già segnalato di aver visto delle persone sospette aggirarsi tra le ville. A scoprire il corpo, riverso nel box, ancora vicino all’automobile, era stato un vicino, che aveva subito chiamato il 113. I primi accertamenti avevano avuto le caratteristiche della routine. L’unica erede della contessa era una sua carissima amica, ascoltata in Procura come testimone, che aveva scelto di inserirsi nel procedimento come “persona offesa”. Nominando un avvocato e un consulente tecnico, il medico legale Francesco Viglino. I numerosi interrogatori, e soprattutto i controlli su una serie di telefoni, avevano portato gli inquirenti a concentrarsi – dopo le rivelazioni di Lorenzo Varetto – sull’ipotesi della rapina. Non è del tutto esclusa, ora, la possibilità che i due giovani autori abbiano agito a colpo sicuro, ispirati da qualche connazionale che aveva fornito loro delle informazioni precise, ma che abbiano perso il controllo della situazione. In ogni caso, Buhnila ha un alibi: in quel momento si trovava al lavoro.