Delitto Novi: Erika parla dal carcere di Brescia
“Mio padre non mi ha mai abbandonata, ma vengono sempre a trovarmi anche altri parenti”. Fra i più assidui c’è la nonna materna, Giuliana. Erika De Nardo racconta dal carcere di Brescia dov’è rinchiusa dal compimento del suo 21° anno la sua vita, le sue emozioni, le sue verità. Lo fa in un’intervista pubblicata oggi dal quotidiano “Il Gazzettino” di Venezia. Un approccio difficile, freddo: Erika risponde per monosillabi, poi però si apre e dice di trovarsi bene in cella con Dina, una giovane moldava. Nega di avere un fidanzato e di aver mai più sentito nè scritto a Omar, il fidanzato con cui la sera del 21 febbraio 2001 a Novi Ligure uccise la madre e il fratellino Gianluca. È seguita da un’equipe di psicologi, basta che chieda di incontrarli ma sembra che finora non l’abbia ancora fatto. Ed allora gli unici contatti col mondo esterno sono con il padre Francesco che va a trovarla due volte alla settimana, anche qui a Brescia. Erika è molto cambiata rispetto alla ragazza di Novi Ligure. Ha capelli neri lunghi, raccolti a coda di cavallo e gli occhi sembrano spaesati, ha mani e dita esili. Passa le giornate guardando poca tivù (non c’è nulla che mi piace in particolare, dice), scrivendo alle amiche e leggendo. Pensa a iscriversi all’università. In ottobre, quando avrà scontato un terzo della pena (16 anni), potrà chiedere i benefici di legge, ma del futuro non vuol parlare.