Massacro Novi: invalidità a necroforo che ricompose salme
Traumatizzato dalla visione dei corpi straziati di Susy Cassini e del figlio Gianluca, uccisi con decine di coltellate dalla figlia e sorella Erika De Nardo e dal suo fidanzatino Omar Favaro: con questa motivazione il Tribunale di Alessandria ha riconosciuto un’invalidità del 6% al necroforo che ricompose le salme di madre e figlio nella villetta di Novi Ligure. Domenico De Vito, 46 anni, originario della Calabria ma da tempo residente a Novi Ligure, si era rivolto ai giudici dopo che si era visto respingere la richiesta di invalidità dall’Inail. L’uomo era all’epoca del massacro, il 21 febbraio 2001, necroforo del Comune di Novi Ligure (incarico che non ricopre più ora) e fu inviato nella villetta insieme con un collega: “Mi torna sempre in mente – sostiene – quello che mi trovai davanti e che supera per raccapriccio tutto ciò che è stato scritto”. Ha lamentato di patire di incubi notturni che gli hanno causato un profondo stato di stress. L’Inail disse di no alla sua richiesta, ma il tribunale gli ha invece riconosciuto un’invalidità del 6%, paragonando il danno biologico causato dai suoi disturbi “post traumatici da stress per la visione dei cadaveri” a un infortunio sul lavoro.