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14 febbraio 2005

Rapinava le banche perché malato di cancro

Quando il medico gli ha diagnosticato un tumore Michele ha avuto, subito, un unico pensiero fisso, quasi un’ossessione: assicurare un futuro economicamente tranquillo alla moglie e ai tre figli. E allora Michele (il nome è di fantasia, perché la legge impone in questi casi il rispetto della privacy del malato), incensurato, originario della Sicilia ma residente in Liguria, ha deciso di trasformarsi in ladro, in rapinatore di banche. In diciotto mesi ha messo a segno tredici colpi nelle banche di Torino, per un bottino superiore ai 120mila euro. In una banca s’è presentato per ben tre volte. Arrivava sempre a volto scoperto, con fare discreto. Faceva la coda allo sportello e quand’era il suo turno ripeteva sempre la stessa frase: “Nella mia valigetta ci sono delle bombe, datemi quel che c’è in cassa o le faccio esplodere”. Preso il danaro scappava e riusciva sempre a far perdere le sue tracce. La foto dell’uomo risulta in tutti i filmati delle telecamere a circuito chiuso delle banche assaltate. Essendo incensurato era difficile scoprire chi fosse. Un agente della Mobile di Torino per caso, l’ha incrociato al semaforo, l’ha riconosciuto, pedinato ed infine arrestato. Agli inquirenti ha confessato subito tutti i colpi, dicendo d’averli fatti perché malato. I medici han confermato la sua malattia. La famiglia era all’oscuro di tutto. Michele adesso è in carcere, verrà processato per direttissima e dovrà restituire tutto il bottino.



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