Una fialetta scambiata. Il gesto distratto di un’infermiera. L’ultima iniezione che dovrebbe concludere la cura di un’otite. Ma invece l’iniezione è letale, in poche ore uccide Enrico Mellano, un bambino di due anni, ricoverato all’ospedale San Lorenzo di Carmagnola, alle porte di Torino. Adesso, l’inchiesta della Procura di Alba vuole accertare se nella siringa sia finito cloruro di potassio, invece della soluzione fisiologica che avrebbe dovuto diluire l’antibiotico. I genitori e i familiari di Enrico ripercorrono i gesti di quell’infermiera, gesti compiuti sotto i loro occhi. E si chiedono cosa ci facesse al capezzale del bimbo quella fiala che non doveva starci. L’infermiera sotto accusa, Gabriella Testa, 22 anni di servizio senza alcuna macchia, si dispera e piange per quel bambino stroncato dallo shock anafilattico. Una tragedia per una fialetta scambiata, forse nella distrazione di chi compie con sicurezza i movimenti consueti e quotidiani. Inutili i soccorsi, non appena il bambino ha cominciato a star male e anche su questo magistrati e parenti vogliono capire. Il bimbo avrebbe dovuto essere dimesso oggi, avrebbe dovuto tornare a casa dai genitori, dalla mamma che – per l’assurda e atroce ironia del destino – è anche lei un’infermiera, in un altro ospedale piemontese.

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