Banche: al via fusione Sanpaolo Imi- Intesa
“Speriamo che vada in porto”. Il presidente di Banca Intesa Giovanni Bazoli parla del matrimonio tra l’istituto da lui presieduto e il San Paolo Imi che darà vita alla prima banca italiana con una capitalizzazione di 60- 65miliardi di euro, con 6.200 sportelli e il 20% del mercato interno. All’apertura dei mercati i due titoli hanno immediatamente fatto faville, spinti dalle indiscrezioni di stampa. Subito la Consob ha chiesto alle due banche di informare i mercati di quanto stava accadendo. “Siamo stati colti di sorpresa dalle indiscrezioni per questo abbiamo anticipato i tempi dei consigli per fornire ai mercati le linee guida di questa operazione che sarà un’operazione di fusione” dicono i vertici delle due banche. I tempi saranno lunghi. Tra gli azionisti, il cui assenso è indispensabile, i più grandi nomi del capitalismo italiano, ma anche due importanti istituti esteri, il Credit Agricole primo socio di Banca Intesa, che si è già espresso favorevolmente e gli spagnoli del Banco di Santander. Con loro questa fusione assume dimensioni europee con migliaia di filiali soprattutto nei paesi dell’est e la presenza in 9 paesi dell’Unione, oltre alla presenza in Cina e India, perle del nascente capitalismo asiatico. È un’operazione di grande impatto politico. Nasce nel mondo della finanza cattolica e piace molto al presidente del consiglio Romano Prodi. Ma non solo. Piace anche al ministro dell’economia Padoa Schioppa e al leader della Cgil Gugliemo Epifani, nonostante i sindacati temano ricadute negative sull’occupazione. Punto dolente delle mega operazioni di questo tipo. L’asse Torino-Milano ridisegna la geografia del panorama bancario, e avrà riflessi in molteplici campi. Nel settore assicurativo, industriale e persino in campo editoriale dove Intesa è socio di Rcs, e dunque del Corriere della Sera.