Abbattimento caprioli, quello del Piemonte non è un caso isolato
Quello dei caprioli di Acqui Terme, in provincia di Alessandria, non è un caso isolato, ma sta per compiersi un’autentica mattanza per questi animali che – grazie a Walt Disney – tanta presa hanno sulla nostra tenerezza. Decine di migliaia di caprioli verranno uccisi entro la fine dell’anno. Non solo i 600 di Acqui, ma ecco la mappa delle province italiane dove stanno per partire i piani di abbattimento numericamente più numerosi: prov. Aosta: 1.006 capi; prov. Trento: 3.000; prov. Bolzano: 9.000-10.000; prov. Siena: 4.419; prov. Reggio Emilia: 6.690; prov. Forlì: 1.604; prov. Savona: 800. Una vera strage di esemplari maschi, femmine e cuccioli a fronte di un patrimonio di circa 200mila caprioli presenti sul territorio italiano. E mentre stamattina di fronte alla Provincia di Alessandria un centinaio di persone è sceso in piazza per chiedere la grazia per i 600 caprioli piemontesi, la presidente della Regione Mercedes Bresso ha dichiarato la disponibilità del Piemonte al trasferimento degli animali in altre regioni. “Se la Calabria ne vuole cento, noi siamo disponibilissimi – ha detto – sempre che sia tecnicamente possibile”. I veterinari, infatti, sostengono che si tratta di animali delicati che potrebbero anche morire di crepacuore se catturati. E allora? Che fare? Il proliferare dei caprioli in tutta Italia provoca centinaia di incidenti stradali e danni considerevoli all’agricoltura. Commuoversi è giusto, affrontare la questione nel suo complesso forse è meglio. Gli incidenti stradali nel 2005 causati da caprioli sono stati 322. Per quel che riguarda i danni agricoli, nel 2005 sono stati censiti 114 eventi per un costo annuo di 4 milioni di euro.