Torino 2006: 65 opere concluse nei tempi previsti
Tutte le opere completate senza affanni, anzi rispettando la tabella di marcia, con due sole eccezioni: il cambio della località per la pista di bob, skeleton e slittino (da Sauze a Cesana, per la presenza di amianto) e la bonifica dell’area del Palaghiaccio di Torino, dove furono trovati ordigni bellici della seconda guerra mondiale. L’Agenzia Torino 2006, dopo avere indirizzato appalti per 1,7 miliardi di euro, è arrivata puntuale al traguardo dei Giochi. E nell’Italia delle liste d’attesa negli ospedali, dei treni sporchi e in ritardo, degli scioperi selvaggi nei trasporti, l’efficienza dimostrata da questo ente pubblico diventa un esempio. I fiori all’occhiello non mancano: su 16 milioni di ore complessive di lavoro nei cantieri gli infortuni “sono stati pari a un ventesimo della media nazionale”, sottolinea il direttore generale Mimmo Arcidiacono. Il rapporto sulla sicurezza relativo alle 65 opere del cosiddetto dossier olimpico, aggiornato a novembre 2005, annovera un solo decesso, il caso dell’operaio travolto da un albero mentre preparava il tracciato della seggiovia Cesana-Claviere, un totale di 239 infortuni di cui 12 catalogati come gravi. “Ma nessuno – precisa Arcidiacono – è stato invalidante o con conseguenze serie per i lavoratori”. In cinque anni di lavoro l’Agenzia ha coordinato la realizzazione di 6 stadi del ghiaccio, 10 villaggi olimpici e media, per un totale di 9.700 posti, 12 impianti di risalita, 10 impianti per l’innevamento programmato, 5 piste, 18 interventi stradali, oltre alle opere necessarie per il trampolino del salto, la pista del bob e la gara del biathlon. Nei cantieri hanno lavorato 15mila persone, con punte di contemporaneità di 4.000 lavoratori. “Il segreto del nostro successo – spiega ancora Arcidiacono – è stata una struttura snella, 40 dipendenti e una decina di consulenti, e, naturalmente la collaborazione con il Toroc, il Coni e le istituzioni, prima tra tutte la Regione Piemonte, che ha promosso 150 conferenze di servizi, per un totale di 660 giornate di lavoro: un numero davvero impressionante”.