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20 gennaio 2006

Anche il Piemonte produce un vino del ghiaccio

Sono famosi in Germania, Austria, Canada e Francia. Quasi sconosciuti in Italia. Sono gli icewines o eisweine, cioè i vini del ghiaccio o più poeticamente della luna. Autentici nettari prodotti con uve raccolte in pieno inverno. Grappoli “risparmiati” in autunno e lasciati a ghiacciare nei filari, protetti con reti dall’assalto dei venti o degli uccelli, e vendemmiati spesso di notte per raccogliere acini gelati da spremere immediatamente. Secondo un rigidissimo disciplinare il mosto va poi fatto fermentare per almeno sei mesi e poi messo in barrique. Insomma lo si beve un anno e mezzo dopo la vendemmia. In Piemonte, a Chiomonte, a mille metri d’altitudine, oggi è stato giorno di vendemmia ed è così iniziato il lungo cammino che fra 18 mesi ci darà il vino del ghiaccio – uno dei rarissimi rossi – prodotto con uve arvanà. Merito della Comunità Montana Alta Valsusa e dell’Associazione Donne Sommelier. Per la presidente Maria Luisa Alberico il vino del ghiaccio “ha sapore di agrumi e di frutta esotica ed è un’autentica sorpresa”.



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