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20 novembre 2006

Processo Cogne: la Franzoni e Taormina se ne vanno

“Non ho ucciso mio figlio… ho chiesto al mio difensore di rinunciare al mandato…” Il colpo di scena arriva all’inizio dell’udienza di stamattina. Anna Maria Franzoni rinuncia a difendersi, il suo avvocato Carlo Taormina lascia il processo e dichiara: “Durante le indagini gli inquirenti contattarono Anna Maria Franzoni perché volevano giungere a un accordo. Dissero – afferma ancora il legale – che tutto si sarebbe chiuso, previa confessione, con una perizia che avrebbe concluso per la seminfermità. La proposta di accordo venne respinta”. La Corte ha già nominato un difensore d’ufficio, ma la famiglia e lo studio Taormina non collaboreranno con lui. Alla base di questa clamorosa presa di posizione c’è – secondo la famiglia Franzoni – il continuo atteggiamento di condanna che avrebbe la Corte nei confronti dell’imputata, in particolare la reiterata volontà – sempre secondo la mamma di Cogne – di farla passare per seminferma di mente, nonostante nel processo di primo grado fosse stata dichiarata capace di intendere e volere. “Preferisco il carcere da innocente che essere dichiarata pazza…”. Il difensore d’ufficio appena nominato, Paola Savio, ha già annunciato che chiederà un lungo rinvio per studiarsi le carte. “Per me, invece, il processo finisce qui….”. Prende il cappotto nero, qualche cenno di saluto al pubblico che fin dalla prima udienza ha seguito il processo d’appello e poi via con il marito, tutti i parenti e il comitato di suo sostenitori…inseguita da fotografi, giornalisti, cineoperatori Anna Maria Franzoni non ha più aperto bocca, è salita in macchina ed è tornata a casa, in Emilia. Salvo colpi di scena (mai da escludere in questa vicenda) non metterà più piede nell’aula della Corte d’Assise d’Appello dove da un anno si sta celebrando il processo per la morte del piccolo Samuele, avvenuta 5 anni fa a Cogne. La goccia che ha fatto traboccare il vaso per la mamma di Cogne è stato il tentativo – secondo lei reiterato – di farla passare per seminferma di mente, nonostante in primo grado ci fosse stata una perizia che l’aveva giudicata totalmente capace di intendere e volere.

 



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