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15 novembre 2006

Video choc: sconcerto e indagini a Torino

Rischiano una condanna fino a 4 anni per violenza privata i 4 minorenni responsabili dell’aggressione, degli insulti e del pestaggio al giovane 16enne con gravi handicap fisici e psichici diventato un caso dopo la divulgazione del video choc. Li hanno individuati gli uomini della Questura di Torino dopo una serie di perquisizioni nelle loro abitazioni e nelle prossime ore verranno sentiti dalla Procura per i minorenni di Torino. Sono compagni di classe di Francesco alla succursale della scuola professionale di grafica e servizi per la pubblicità Albe Steiner di via Monginevro a Torino. Nello scorso mese di giugno a fine anno scolastico avrebbero messo in atto la terribile aggressione al giovane che ha gravi problemi di vista e di udito, ma non è down. Avrebbero filmato la scena, poi l’avrebbero montata con le tecniche imparate a scuola e nell’agosto inserito il video in internet. Ora paiono pentiti, dicono di non essersi resi conto della gravità del loro gesto. Dalla scuola però parole di condanna, i compagni di scuola sono assai critici. I genitori di Francesco sono affranti, debbono decidere se mandare ancora in quell’istituto il figlio, ma soprattutto chiedono giustizia. “Non solo mi scuso, ma mi inchino… quando uno fa certe cose non se ne rende conto…”. A parlare è uno dei quattro minorenni indagati per l’aggressione e il pestaggio del giovane handicappato. Lui come gli altri compagni di scuola (tutti giovani normali, di famiglie agiate) non fanno che ripetere di fronte agli inquirenti il proprio pentimento, ma nei loro confronti è scattata la pesante accusa di violenza privata, accusa che comporta pene fino a 4 anni, ma occorre che la Procura verifichi le responsabilità di ognuno, chi ha picchiato, chi ha filmato, chi ha montato il video e chi l’ha messo in internet. Lui, il giovane sedicenne con gravi handicap fisici e psichici, oggi non è andato a scuola e difficilmente tornerà in quell’istituto alla periferia di Torino. I genitori hanno intenzione di costituirsi parte lesa e stanno facendo tutto il possibile per garantire un futuro sereno a questo minore con gravi difficoltà di vista e di udito, non vogliono raccontare la brutta esperienza che stanno vivendo. Parla solo il fratello: “Lui ce lo diceva che in classe c’erano dei monelli…”.



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