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16 dicembre 2007

Uccide figlia in ospedale: voleva non vederla più soffrire

Una madre che uccide la figlia. Dietro l’omicidio di oggi nel reparto psichiatrico dell’ospedale di Rivoli c’è la disperazione di una madre che da anni accudisce con amore e dedizione la figlia, colpita fin dall’adolescenza da un grave disturbo psichico. A spingere Graziella Vighetto Blandino, 60 anni, ad uccidere la figlia Susanna, 41 anni, pare sia stata, secondo le sue prime e uniche parole agli agenti del commissariato di Rivoli, proprio il desiderio di non vederla più soffrire. Susanna Blandino aveva dovuto ricorrere diverse volte alle cure dei sanitari e dell’ospedale di Rivoli anche per via di alcune sue crisi che la rendevano particolarmente aggressiva. Era stata ricoverata all’ospedale, l’ultima volta, a fine novembre. Da allora la madre e il padre, Bruno Blandino, 65 anni, pensionato, andavano a trovarla tutte le volte che potevano, ma soprattutto quando i medici del reparto, guidato dal primario Enrico Zanalda, dicevano loro di poterlo fare, ovvero quando la donna non era in crisi. Susanna era una donna adulta, ma con i modi e i pensieri di una bambina e aveva talvolta reazioni del tutto inconsulte. Oggi, secondo una prima ricostruzione, Graziella si è recata all’ora di pranzo a trovare la figlia, molto probabilmente con il proposito di ucciderla e mettere così la parola fine, se così si può dire, a questa triste storia. Si sarebbe infatti portata da casa un portacenere, trovato vicino al letto dove era Susanna, e un coltello da cucina. Con il primo, molto probabilmente l’ha colpita alla nuca, con il secondo le ha reciso la gola. Entrambe le donne avrebbero urlato richiamando l’attenzione dei medici e degli infermieri del reparto, ma quando questi sono entrati nella camera, per Susanna non c’era più nulla da fare. L’autopsia accerterà se mortale sia stato il colpo alla testa o la coltellata alla gola. I Blandino abitano ad Almese (Torino) un paesino dove tutti si conoscono e dove sono in molti a dire che la famiglia era stata devastata dalla malattia di Susanna, per altro sempre seguita da vicino, in particolare dalla madre.



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