Gli tolgono la patente e lui si uccide, nel Cuneese
Quella patente gli serviva per lavorare. Aveva 29 anni, Gabriele Aimar, lavorava alla Mondialpol, società privata di sicurezza. Guidava furgoni portavalori. Quando l’altra sera la Polizia Stradale l’ha fermato nel Cuneese, in Val Maira, sulla strada fra Cartignano e Dronero, e l’ha sottoposto all’etilometro, il responso è stato chiaro e la sanzione incontestabile: ritiro della patente. Lui ha supplicato gli agenti: “così mi rovinate”. Ma c’era poco da fare, gli esiti dell’esame erano indiscutibili. Lui allora ha chiamato il padre, affinché lo venisse a prendere. Appena tornato a casa, è salito in camera, ha preso la pistola di servizio e si è tolto la vita. Inutile la corsa all’ospedale di Cuneo. Una tragedia che ha sconvolto tutto il Cuneese. Adesso gli uomini della Stradale non dicono quanto avesse bevuto Gabriele, spiegano solo che aveva superato i limiti imposti per legge e lo ricordano supplicare in lacrime. Gli amici raccontano di una serata trascorsa al ristorante e poi al pub. Gabriele non era ubriaco, forse aveva bevuto una birra in più. La prospettiva di perdere il lavoro gli ha fatto perdere la testa e compiere il tragico gesto di farla finita. “Gabriele era un ragazzo solare, gli piaceva far festa ma non si ubriacava… era presidente della Proloco, ex carabiniere, volontario antincendio…” dice Giovanni Fina, sindaco di Cartignano, paesino di 150 anime in Valle Maira, ma anche cugino di Gabriele. I vertici della Polstrada di Cuneo oggi si dicono dispiaciuti per questa tragedia che nessuno poteva immaginare.