Shoefiti, le scarpe sugli alberi
Si chiama Shoefiti. E’ l’usanza di lanciare paia di scarpe sui rami degli alberi o sui cavi della corrente elettrica.
Poteva Torino non aderire a questa bizzarra usanza? Certo che no. Infatti, anche qui c’ è un luogo dello Shoefiti. Se vi trovate a passare in via Giacomo Dina all’altezza dello skatepark, osservate attentamente gli alberi, non potrete fare a meno di notarne uno con decine di scarpe appese. Ma sicuramente ce ne sono altri in diverse zone della città.
I ragazzi che frequentano il giardino raccontano che sono le scarpe consumate degli skaters, lanciate, e quindi eternamente appese, a testimoniare le lunghe ore di evoluzioni dei loro proprietari. Una sorta di rito, di demarcazione del territorio,di affermazione della persona,di testimonianza di imprese eccezionali e da ricordare.
A Torino esistono quindi alberi con le scarpe appese, a Torino come in molte città del mondo. Le informazioni legate al fenomeno sono molto diffuse su internet, esistono infatti diversi siti e blog dedicati, ma anche un maestro del cinema italiano, molto attento ai cambiamenti della società come Giuseppe Tornatore, ha dedicato una scena allo Shoefiti: nel film Stanno tutti bene del 1990, sono inquadrate scarpe appese ai fili elettrici della stazione.
Ma qual è l’origine di questa usanza e soprattutto, ha la stessa valenza in tutto il mondo?
Il termine Shoefiti nasce dall’unione di due parole: shoe (scarpa) e graffiti. Viene coniato nelle aree rurali e periferiche delle città degli Stati Uniti, nasce come fenomeno adolescenziale ma prende spunto dall’abitudine militare di disfarsi dei pesanti anfibi alla fine della naja.
Col tempo varca i confini statunitensi e arriva in America Latina. Internet aiuta il fenomeno a espandersi ancora e, navigando sulla rete, attraversa gli oceani e approda in Australia e in Europa. Germania e Gran Bretagna sono le prima nazioni dove lo Shoefiti trova accoliti, ma ben presto le scarpe sbocciano sugli alberi spagnoli, norvegesi, svedesi, irlandesi e pure su quelli italiani.
Il vero significato dello Shoefiti ha però interpretazioni varie e non tutte così enfatiche e meritorie. Si presume, ma è quasi certo, che in origine il lancio delle scarpe sugli alberi servisse a dare indicazioni, anche in lontananza, sui luoghi dove vi era spaccio e consumo di droga, oppure per segnalare posti dove era possibile compiere furti in orari diversi della giornata. Altri sostengono che fosse semplicemente un modo usato dalle bande giovanili per delimitare il proprio territorio.
Le interpretazioni attuali sono senza dubbio più gioiose e leggere, in alcuni luoghi lo Shoefiti è legato alla fine degli studi o a un addio al celibato. In altri angoli della terra si lanciano le scarpe al primo rapporto sessuale, quasi a simboleggiare l’inizio di un nuovo cammino. Altre spiegazioni ricollegano il fenomeno ad atti di bullismo, a momenti di ubriachezza o di semplice noia. In Nuova Zelanda lo Shoefiti sta diventando una pratica sportiva amatoriale, nelle campagne gli agricoltori si sfidano a lanciare più in alto possibile grossi stivali di gomma.
Negli Stati Uniti vi è un’altra tendenza molto simile allo Shoefiti, ed è quella di ricoprire interamente i rami di un albero con scarpe usate ma della stessa tipologia. Ad esempio, un albero interamente coperto di scarpe con tacco a spillo, aiuta a ricordare la condizione femminile nel mondo, insomma, un modo per sensibilizzare l’opinione pubblica e catturare l’attenzione sui troppi femminicidi.
Negli USA esistono già centinaia di “alberi scarpa” e, possiamo scommetterci, prima o poi ne avremo altri anche a Torino!
Patrizia Durante